: // she got sunshine on a cloudy day

Una stanza tutta per sé. Virginia glielo aveva suggerito nei sotteranei di Via Roma, tra cunicoli di muffa e pagine mai lette. Si impose di ricordare. Della stanza. Ne avrebbe sempre avuta una. Lontano.

Gli anni portarono nuovi volti, nomi e perché. Cambiarono le certezze, le città, scarpe, quadri, uomini, amici, cessi e cuscini, e le stanze, tutto solo per sé. Una certezza come la gravità. Egoismi e filosofia di chi sposa la sottrazione e scrive in n-1.

Era l’alba di un agosto ritrovato così come ritrovate erano le strade della sua città. Non li aveva mai visti. I campi e poi i palazzi brutti della prima periferia. Le tangenziali squallide e i raccordi di una vita. Non li aveva mai traversati quando ancora tutto dorme. Alla guida della sola macchina che abbia mai posseduto, chiuse gli occhi e sentì il sole. Quelle ultime notti senza letto né definizione le si erano impresse sulla pelle come la puntura di mille zanzare.  Il fastidio di un piacere sottile, sospeso, protratto che penetra profondo senza bussare. Come un pugno di citrosodina sotto la lingua: amaro ma effervescente. Come tre, quattro, dodici o trentatré pugni chiusi sotto la stessa lingua. Ancora. Ancora.

Il serbatoio lamentava la fine della corsa. Tirò dritto.  Senza meta, vagabondava le vie del centro. Vuote. Tutto per sé. Un mese ancora e sarebbe tornata: alla città che l’aveva adottata, ai portici premurosi e ai rassicuranti saggi che la rapivano dalle infinite, insostenibili ore del giorno.

Quando vide un vecchio stringersi alla balaustra del ponte. Aspettava che il giorno iniziasse o aspettava la fine? Neanche l’ombra a tenergli compagnia. Sopravvissuto. Alle passioni che avevano animato i suoi giorni. Sopravvissuto a chi l’aveva amato senza condizioni. Alla pietra calda dei ponti della sua città. Al marmo gelido dei cimiteri. Alle nuvole degli infiniti agosto che aveva riconosciuto. Guardava innanzi, l’orizzonte scosso dall’acqua lercia del fiume, Firenze muta alle sue spalle.

-“buongiorno”

-“stamani c’è sole tra le nuvole”

-“ieri che c’era?”

-“sempre sole e sempre nuvole”

– “non riusciva a dormire?”

– “mi alzo presto per godermi la città. Io non me ne sono mai andato”

Divisero il silenzio e l’inattesa pace che l’aveva assalita nella città che aveva sempre negato. Per un pugno d’istanti, ancora.


One Comment on “: // she got sunshine on a cloudy day”

  1. nina ha detto:

    as beautiful as ever….

    luv….


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